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Frederic Karikese
Amazones et Afriques
Mostra Fotografica




LE OPERE



INTRODUZIONE

Quando si parla di fotografia di nudo si è automaticamente costretti, dalla morale comune, a subire complici ed allusivi sorrisetti, i quali dovrebbero sottolineare l'appartenenza ad una loggia di pornografi celati dietro il velo della parola arte.
Ci si aggiunga , poi, che gran parte degli artisti "astratti", come opera e messaggio, dichiarano alla cultura che coloro che lavorano sulla rappresentazione della bellezza umana (leggi nudo) devono per forza avere qualche "problemino", ci si ritrova automaticamente a far parte di una comunità di instabili mentali lasciati a piede libero solo dalla legge 180.
Se poi si parla, addirittura, di fotografia erotica ci si ritrova subito relegati a difensori di quelle oscene fotografie che molti di noi hanno sbirciato nelle riviste per soli adulti nell'età in cui era difficile riuscire a concepire, sempre a livello culturale, l'erotismo come proposizione creativa di un rapporto tra sessi, secondo le religioni, divinamente creati.
Così nasce la difficoltà di presentare una esposizione fotografica che usi come mezzo espressivo l'immagine erotica.
Non sembra il luogo di dilungarsi su differenze semantiche come il significato di erotismo e pornografia, ne è giusto approfittarsi del tempo dello spettatore per inserire dati di precisazione riguardo alle diverse " etichette" che l'immagine erotica può annoverare.
L'unico spunto di riflessione che vorrei proporre in questa sede riguarda l'origine della parola erotismo al livello semantico, mi ricordo , infatti, che, studente, il mio insegnante di letteratura classica chiamava EROS colui che nell'Olimpo era il Dio incaricato di gestire, mediante l'uso altamente erotico, di un arco e di alcuni dardi, i rapporti tra i sessi delle razze animali.
Per fortuna l'arte erotica continua ad esistere, ed eccetto per qualche voto di castità, gli Uomini si innamorano e si riproducono, il tutto grazie a quel pestifero bambino che si diverte, da millenni, a lanciare i suoi dardi addosso agli esseri umani.
Perciò, se dopo aver letto queste righe, pensate che il contenuto di questa esposizione possa disturbare il vostro senso della moralità, per favore non andate oltre.


L'ARTISTA E L'OPERA

Frederic Karikese nasce nel Burundi ( Africa) nel 1948, da madre burundese e da padre belga, un classico avventuriero che spese la sua vita in viaggi in Africa accumulando e perdendo fortune nei vari settori dell'avventura.
Il piccolo Frederic, di nazionalità europea, fu ricoverato per cure mediche in un ospedale belga sin dall'età di cinque anni, cure che lascerà solo all'età di diciassette anni per recarsi nuovamente nella terra natia, l'Africa, alla riscoperta delle sue radici.
Tre anni dopo torna in Belgio di nuovo per cure mediche, ed eccetto l'intervallo di un solo anno, passa i successivi dodici anni costantemente ricoverato nello stesso ospedale.
La sua vita di giovane uomo è perciò caratterizzata da un intenso rapporto con la sofferenza, propria ed altrui, e la sua costante residenza nel centro di cura, lo porta a stringere rapporti di amicizia con i degenti delle corsie. Amicizie basate sul momento, sulla impossibilità di prevedere ed organizzare un futuro. Per sua stessa ammissione, molti dei suoi migliori rapporti giovanili sono stati interamente vissuti in quel luogo di cura terminando solo al momento della dimissione dalla corsia per guarigione o decesso.
Questa particolare formazione personale porta Karikese ad una profonda analisi delle dinamiche del dolore e della sofferenza, analisi che è evidente in tutta la sua opera artistica.
Le sue immagini sono infatti permeate da una sottile necessità di esorcizzare il dolore, un inno alla sopravvivenza, alla resistenza, alla necessità di risanamento.
Di fronte all'opera di Frederic Karikese, non ci si deve stupire, ne vergognare, se la prima, istintiva reazione, sia il desiderio freudiano di chiudere gli occhi, di fuggire da questa realtà umana costruita sulla sofferenza e sull'impossibilità di autosufficienza. Ciò che Karikese mostra è molto più doloroso dell'immagine di un massacro etnico, è la rappresentazione di una sistematica ricerca della forza necessaria alla sopravvivenza.
Le opere presentate in questa occasione sono estratte da due serie particolarmente care a Frederic: "mes amazones" e "mes afriques", racchiudono diversi momenti creativi dell'artista, il quale se da una parte propone un discorso di fusione dell'essere biologico con le attrezzature mediche atte al mantenimento delle funzioni vitali, fondendo le realtà a tal punto da creare alcuni degli esemplari cyborg più particolari della storia del genere, dall'altra ci propone le sue radici interpretando le dinamiche tribali, proprie del suo sangue africano, mescolandole con la sua realtà di cittadino europeo.
Frederic Karikese vive e lavora ad Huy, una cittadina nei pressi di Liege, nel Belgio francofono.

Leonardo Damiani





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