Estetica Destabilizzante
#1 - Il luogo di sparizione del soggetto
di Andrea Colace

 
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Questo è il primo di una serie di articoli che dedichiamo ad una ricognizione dell'estetica contemporanea. Vedremo come, pur nella lontananza delle differenti prospettive usate dai filosofi, tutti i discorsi sull'estetica sembrano comunque incontrarsi su di una ossessione centrale che sembra il retaggio di una specie di trauma originario del pensiero novecentesco: la crisi del soggetto, la ridefinizione del suo ruolo oppure la sua scomparsa definitiva. Questo accade perché l'interesse dell'estetica moderna si è gradualmente spostato dalla centralità assoluta dell'autore all'analisi immanente dell'opera prodotta, e successivamente allo studio degli effetti che questa provoca nel suo naturale destinatario, l'uomo. Questi effetti possono essere stimolanti, destabilizzanti o distruttivi a seconda delle differenti impostazioni usate, ma quello che qui importa è che il discorso sugli effetti provocati dall'esperienza estetica rimette automaticamente in discussione anche la figura dell'uomo in quanto tale, il suo senso ed il suo rinnovato ruolo all'interno del dinamicissimo mondo contemporaneo. Non può stupire quindi che da discorso specialistico sulle cosiddette "opere d'arte", l'estetica si è viavia aperta ad un discorso più generalmente filosofico, fino quasi a coincidere con l'ontologia, e cioè con lo studio dell'essere.
Continuando a tenerci su di un piano assolutamente generale diciamo che l'estetica contemporanea sembra ruotare in gran parte intorno a questa intuizione fondamentale: L'OPERA D'ARTE E' UN EVENTO POICHE' E' IL LUOGO DI SPARIZIONE DEL SOGGETTO. L'esperienza estetica ha oggi un senso solamente se mette in crisi, sospende l'equilibrio esistenziale dell'uomo, e rimette in gioco la sua stessa vita quotidiana rigettandola nel "rischio" delle infinite e pericolose scelte.
Ogni progetto dell'uomo, anche il progetto della sua vita, tende infatti a sclerotizzarsi nel proprio autocompiacimento, col tempo a credere troppo in se stesso e alla propria autonomia, fino a pensarsi come assolutamente necessario e naturale, in un certo senso "divino"; mentre i progetti umani sono assolutamente gratuiti poiché sono il risultato di una scelta arbitraria fatta all'origine, luogo degli infiniti possibili e della potenzialità infinita dell'essere. Questo siderale spazio iniziale, da cui dipendono e a cui rimandano le scelte dell'uomo, è il luogo del "rischio", del terrore delle scelte, più precisamente un non-luogo di angoscia poiché essendo la sede simbolica delle sole possibilità è il luogo dove abita l'Assenza, anche se è un'assenza che fonda, origina tutti i progetti esistenti:
"Non il nulla, ma un oceano di particelle virtuali, che gli conferiscono un'energia propria, un'energia potenziale, che non è niente, ma può trasformarsi in tutto ciò che è. Energia versatile, che precede la precipitazione della materia nel ciclo delle cause e degli effetti. Tale è il Niente, il Vuoto, la scena primitiva dell'illusione materiale, e la continuazione del Niente, come perpetuazione di questo stato" Jean Baudrillard, Il delitto perfetto.
Il senso dell'opera d'arte è quindi quello di sospendere l'ovvietà del mondo e della nostra pacifica esistenza, e rimandarli a quel buio infinito da cui solo hanno avuto origine e significato. L'opera d'arte dona quindi una scossa destabilizzante ma illuminante, quello che Heidegger chiamava "stoss", l'Urto, il cui significato è appunto "quello di portare in stato di sospensione l'ovvietà del mondo, di suscitare una preoccupata meraviglia per il fatto, di per se insignificante (in senso rigoroso, non rinviante a nulla; o rinviante al nulla), che il mondo c'è." Gianni Vattimo, La società trasparente.
Il mondo è insignificante poiché nulla al di fuori può giustificarne l'esistenza, se non appunto il Nulla, L'Assenza, fonte di tutti i mondi possibili e immaginabili. Lo Stoss che dona l'opera d'arte ci illumina l'assenza di fondamento del mondo, o meglio: con un lampo foriero di angoscia l'Urto estetico fa scintillare il piano "assente" su cuiil mondo e le nostre singolari esistenze sono miracolosamente poggiate. Rimandare il mondo al nulla significa proprio rigettarlo nel "rischio" della infinita potenzialità della vita, relativizzarlo a quell'unico fondamento paradossale che lo giustifica, il Nulla, serbatoio simbolico della creatività inesauribile dell'essere e insieme esaurimento istantaneo di tutte le possibilità. La pura potenzialità è il limite iperbolico dove il nulla e il tutto vengono a coincidere. In un certo senso diciamo che ad essere illuminato, attraverso l'urto dell'opera d'arte, è LO SCANDALO DI ESISTERE. Per usare una bella immagine di Baudrillard, noi siamo come quei personaggi dei cartoni animati che correndo correndo si ritrovano al di là del burrone, ma precipitano solo dopo essersene accorti. L'esperienza estetica dovrebbe proprio illuminare questa cronica condizione di sospensione che condiziona e possibilizza il miracolo del mondo. Noi come i cartoni animati siamo sospesi sul burrone del tutto e della fine del tutto, ad un passo dalle infinite vite parallele che ci sono precluse o di cui potremo diventare i protagonisti se solo accettassimo il "rischio" di una nuova scelta, e ad un passo dalla Morte assoluta: e la nostra singola esistenza e il mondo sono l'incredibile compromesso che ci è donato.
E' per questo che si diceva all'inizio che l'opera d'arte è un evento poiché è il luogo di sparizione del soggetto. L'esperienza estetica è infatti l'evento che destabilizza l'architettura dell'io, e sospende le sue facili certezze e i suoi equilibri cristallini su quel Vuoto originario da cui siamo nati e al quale siamo destinati. L'esperienza estetica fa scintillare quel Vuoto che è il nostro destino e la nostra quotidianità.

Andrea Colace

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